Sorge spontanea una domanda: Perché il Presidente
dell’ANAC Raffele Cantone non è stato ascoltato nell’ambito delle
audizioni che le Commissioni riunite 8a e 13a
hanno fatto lunedì scorso?
La motivazione ufficiale sembra sia quella che non si
sia trovata la coincidenza di date ma, in verità, a noi
sembra che la mancata audizione del Presidente dell’ANAC sia dovuta
al fatto che, in più occasioni, il suo pensiero non è stato
perfettamente in linea con quello del Governo mostrandosi in
disaccordo con una serie di modifiche introdotte dal decreto-legge
nel Codice dei contratti pubblici.
In riferimento alla modifica dei criteri di
aggiudicazione per i contratti sotto la soglia comunitaria
e non solo in una intervista a Radio Capital aveva affermato
“Se deregolamentazione significa
semplificazione, siamo d’accordo; se invece
significa lasciare mani libere… credo sia una scelta
legittima della politica ma anche
pericolosa. Non mi va di dire che è una norma
sblocca tangenti, è esagerato, ma non va nella
giusta direzione. E non credo che servirà davvero
a sbloccare gli appalti”. In riferimento, poi, alla procedura
negoziata previa consultazione, ove esistenti, di almeno
tre operatori economici per i lavori, aveva, anche,
aggiunto: “Se facciamo un preventivo per fare
un lavoro a casa nostra, facciamo un minimo di sondaggio di
mercato? Credo che vada fatto anche per la pubblica
amministrazione. Credo che la previsione di un numero più alto di
preventivi crei anche un minimo di concorrenza.
Credo che questa norma non sia corretta,
soprattutto sul piano di garantire migliori servizi per la
pubblica amministrazione“
Ed il Presidente dell’ANAC non era, neppure, d’accordo sul
ritorno all’appalto integrato e ad una nostra
precisa domanda aveva così risposto: “Le mie
perplessità sull’appalto integrato restano immutate; io
credo che un appalto di lavoro ben fatto deve partire da una
buona progettazione che sia anche “indipendente”;
nell’appalto integrato la commistione fra progetto ed opera rischia
di incidere sulla qualità dei lavori. Del resto con il codice si
era rinunciato all’appalto integrato non certo per capriccio, ma
proprio sulla scorta di una esperienza non positiva maturata. Si
torna indietro, fra l’altro, non perché si contesta la giustezza
della scelta ma perché le stazioni appaltanti (non tutte per la
verità) non si sono adeguate ed organizzate rispetto alla
novità.”.
Ma c’è di più, dopo la mancata audizione, nell’ambito della
conversione in legge del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, del
Presidente Raffaele Cantone mi tornano in mente le
parole del sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti Armando Siri che alla fine del mese di
febbraio dichiarava: "Siamo l'unico Paese che ha un ente
ulteriore contro la corruzione, sembra che diamo per scontato che
siamo tutti corrotti e dobbiamo curarci, io penso che sia il
contrario: siamo tutti persone corrette fino a prova
contraria". Il sottosegretario Armando Siri
esprimeva, anche, le sue idee sulla gestione degli appalti pubblici
pensando che la soluzione poteva essere individuata con la
cancellazione del Codice dei contratti e dell’ANAC dichiarando,
anche, "Smettiamola di prendere medicine per curare una
malattia che ha bisogno invece di buonsenso e di meno
burocrazia".
Ed alla notizia del sottosegretario Armando Siri che ha
patteggiato una pena di un anno e otto mesi per bancarotta
fraudolenta e che oggi è indagato per corruzione nell’ambito
dell’inchiesta tangenti sull'eolico si aggiungono oggi le notizie
delle tangenti su appalti a Milano, in Calabria e a Palermo.
C'è tanto per concludere che chi ha deciso che alle audizioni
sulla conversione in legge del decreto-legge sblocca cantieri non
fosse ascoltato anche il Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone, si
è, in pratica, adeguato al pensiero del sottosegretario Armando
SIRI ed ha silenziato la voce di Raffaele Cantone per il fatto
stesso di sapere già che il suo pensiero non era perfettamente in
linea con quello del Governo.
Facendo ciò è stata tolta alle due Commissioni riunite
8a e 13a del Senato, al Parlamento ed a tutti
noi la possibilità di ascoltare compiutamente il pensiero
dell’ANAC su un provvedimento che, ad avviso dei più, non
è adeguato allo sblocco dei cantieri.
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