Da due ultimi interventi del Premier Giuseppe
Conte e del Vice Premier Luigi di Maio è
assolutamente leggibile come sul Codice dei contratti non siano
perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda.
Il 30 gennaio scorso il Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte in un intervento in
Assolombarda (Associazione delle imprese che
operano nella Città Metropolitana di Milano e nelle province di
Lodi, Monza e Brianza) è tornato sul Codice dei contratti
parlando ancora una volta della legge delega sulle
semplificazioni (approvata dal Governo il 12 dicembre e
non ancora inviata al Parlamento) che dovrebbe contenere anche la
delega relativa alla riforma del Codice dei contratti aggiungendo
anche che “l’abbiamo preso di mira da subitoci stiamo lavorando
fra un poco uscirà un decreto legislativo che semplificherà”;
ha, poi, anche, aggiunto che “Stiamo semplificando; non posso
pensare di avere dieci linee guida dell’Anac, decreti ministeriali
attuativi eccetera; non funziona così il sistema ci vuole chiarezza
ma anche rapidità e trasparenza nelle procedure”. Ha, anche,
parlato di un’ennesima cabina di regia costituita da 30, 35 persone
che procederà ad effettuare il monitoraggio dei cantieri e di un
DPR con cui sarà avviata una struttura tecnica costituita
da 300 giovani architetti e ingegneri che a costo zero saranno a
disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni per
l’elaborazione dei progetti e per la direzione dei lavori
(Cosa ne pensano i Consigli nazionali e provinciali dei liberi
professionisti a la rete delle professioni tecniche?).
Successivamente, poi, del nulla di fatto al
tavolo sul settore delle costruzioni che si è tenuto giovedì 31
gennaio al Ministero dello sviluppo economico, il Ministro
Luigi Di Maio in Abruzzo durante una diretta
Facebook ha precisato, invece, di essere “d’accordo nel
velocizzare i cantieri” proponendo “subito un
tavolo con l’ANCE per scrivere un decreto-legge che velocizzi le
procedure dei cantieri; non possiamo smantellare il codice
degli appalti con una legge ordinaria e se dobbiamo semplificarlo
dobbiamo farlo con necessità ed urgenza e facciamo subito un
decreto-legge e acceleriamo i cantieri. I cantieri non sono chiusi,
semmai sono lenti. Sono tutti aperti e stanno
funzionando”.
In tutto ciò, l’assoluto silenzio, dopo la consultazione on-line
terminata a metà settembre 2018 del Ministero delle infrastrutture
e dei trasporti che dovrebbe essere, invece, quello che avrebbe
maggior titolo a parlare.
Forse non si ha, del tutto chiara l'idea della farraginosità
dell’attuale Codice. Chi non ci crede può collegarsi con il nostro
“speciale Codice appalti” in cui sono inserite
tutte le norme (dalle europee in poi) e basta aprire la struttura
ad albero per veder come si tratti, sino ad oggi, di oltre 150
provvedimenti tra i quali segnaliamo la normativa europea, i
decreti legislativi, i decreti ministeriali, i decreti del
Presidente della Repubblica, i decreti del Presidente del Consiglio
dei Ministri, le circolari nazionali, tutti i provevdimenti anac, i
pareri del Consiglio di Stato e tanto altro senza dimenticare che
al Codice dei contratti mancano ancora, per la completa attuazione,
oltre 40 provvedimenti obbligatori e tanti altri che l’ANAC
continearebbe a predisporre in riferimento alla autonomia
conferitale all’articolo 213, comma 2 del Codice stesso.
Continua, purtroppo ancor oggi, sul Codice dei contratti
pubblici, a regnare, tra TAV, migranti, elezioni europee ed altro,
una gran confusione sulle eventuali modifiche da
apportare e non si capisce perché il Vice Premier
Luigi Di Maio se vuole veramente intervenire non
chieda al suo collega Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
Danilo Toninelli di prediposrre, tenendo in dovuta
considerazione le documentazioni in suo possesso, fornite dagli
operatori di settore con consultazioni, audizioni ed altro, uno
schema di decreto-legge da utilizzare come base per la discussione
da affrontare in un tavolo tecnico di cui dovrebbero far parte
anche i liberi professionisti quali imprenscindibili ed importanti
soggetti nel concepimento e nella realizzazione di un’opera
pubblica.
Noi siamo d’accordo con gli atti che siano concreti e sblocchino
una situazione ormai incancrenita da tempo e, quindi, anche con la
predisposizione di un decreto-legge che apporti quelle
modifiche al Codice dei contratti pubblici ritenute dagli operatori
necessari ed urgenti e che eviti la procedura d’infrazione
preannunciata qualche giorno fa dalla Commissione europea.
Si tratta, in fin dei conti, di sbloccare con un decreto-legge
una situazione su cui il Governo da giugno 2018 ha fatto parecchi
annunci senza mai nulla di concreto. Affermava agli inizi di giugno
2018 nel corso di una visita aa Pomigliano d’Arco il Vice Premier
Luigi Di Maio “Si devono fare gli investimenti ma per fare gli
investimenti dobbiamo semplificare il Codice degli
appalti perché, ormai, gli amministratori hanno paura di
toccare qualsiasi delibera, qualsiasi atto ed anche una votazione
in consiglio comunale sta diventando un problema perché è un codice
complicato, illegibile che, paradossalmente, era stato scritto per
diminuire la corruzione ed oggi sta bloccando il paese e non sta
combattendo i corrotti”.
Non ci resta che sperare augurandoci che nella Filiera delle
Costruzioni possano trovare spazio anche le professioni tecniche
affinché unitamente ai sindacati, già presenti, diventino un fronte
comune per la soluzione di un problema che è di interesse di tutti
gli operatori del settore e non soltanto. Comprendiamo che tra la
filiera delle costruzioni e le libere professioni ci possano essere
delle divergenze di veduta su alcuni istituti (vedi appalto
integrato) ma i problemi vanno risolti anche con soluzioni mediate
e non nascosti sotto la sabbia.
Speriamo bene su tutti i campi e segnaliamo che sono già
trascorsi dall’insediamento del Governo Conte quasi 250 giorni
senza che a parte i proclami si siano adottati provvedimenti idonei
a modificare il codice dei contratti pubblici.
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